GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
Cattedrale, 31 dicembre 2017
Omelia del Vescovo
Concludere un anno per iniziarne un altro. Sembra essere un cammino inesorabile, al quale fatalmente nessuno si possa sottrarre. Ma per il credente non è così. Anche il tempo è dono di Dio, e come tale deve essere vissuto, ricordato e percorso. È la dimensione in cui si giocano le nostre scelte, si fa esperienza del proprio limite ma soprattutto della Provvidenza che proviene dal Padre che è nei cieli. È veramente tempo di salvezza. Un tempo che deve essere però vissuto con impegno, progettualità, carità e misericordia. È in esso che siamo chiamati ad accogliere e far fruttificare insieme il grande dono della pace. Papa Francesco, anche quest’anno, ci consegna il suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2018), dal titolo: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace. Ripercorriamolo insieme.
Il Santo Padre, innanzitutto, ci ricorda che «la pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza». Mette così in evidenza come nel mondo i rifugiati siano 22 milioni e mezzo: «uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». Se da una parte afferma che «con spirito di misericordia abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale», dall’altra manifesta la consapevolezza «che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura». Infatti «accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate». Il Santo Padre invita i governanti a praticare la virtù della prudenza, al fine di saper «accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso», senza per questo trascurare «la precisa responsabilità che essi hanno verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico».
Papa Francesco richiama, però, anche alle cause di tante migrazioni. Una parte di persone migrano a causa di «una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di “pulizie etniche”», altre «migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la “disperazione” di un futuro impossibile da costruire». Ricorda poi che molti «fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale». Varie sono, però, le reazioni suscitate dal fenomeno migratorio. Così sottolinea Papa Francesco: «In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio… Alcuni considerano le migrazioni una minaccia. Io, invece, – afferma il Santo Padre – vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace». Egli richiama anche alla responsabilità coloro che fomentano la paura nei confronti dei migranti, in quanto – sottolinea Papa Francesco – così facendo, «anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano».
Attingendo poi dalla parola del Profeta Isaia e dal libro della Apocalisse, «che descrivono la nuova Gerusalemme come una città con le porte sempre aperte, per lasciare entrare genti di ogni nazione, che la ammirano e la colmano di ricchezze», il Santo Padre invita tutti «a rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze […] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia, in altre parole realizzando la promessa della pace». Attingendo all’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa, Papa Francesco ricorda che tutti facciamo «parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale… Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione». Questo sguardo, che Papa Francesco non esita a definire “contemplativo”, permetterà di scoprire che migranti e rifugiati «non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono». Attraverso questo sguardo si potrà «scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che … aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti. Tale sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi.
In conclusione, Papa Francesco ci consegna quelle che Egli stesso definisce «quattro pietre miliari per l’azione».
1) «Accogliere richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali …
2) Proteggere ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento, … in particolare delle donne e dei bambini …
3) Promuovere rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Qui viene sottolineata soprattutto l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro.
4) Integrare significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali».
Abbiamo così rivolto lo sguardo su questo Messaggio, che invito a rileggere e meditare con attenzione. In conclusione, mi sembra opportuno terminare ancora con queste parole di Papa Francesco: «chi è animato da uno sguardo contemplativo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati».